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al testo di Rita Stanzione
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Chissà questi tuoi cari oggetti se hanno piegato polsi di carezze, strenui seni di sponda dove puoi andare attraversarla tutta, l’ossidiana, dove restare - alle illusioni di marzo, alla mimosa che poi si spoglia dell’oro. Chissà, se tra gli oggetti un silenzio in meno non s’insinui come sull’acqua un soffio se si posa da ombra chiara in quelle nere. Strappi, falci di nubi, chiodi murati e la tua treccia legata stretta chiusa a chiave chi intrica e chi scioglie, appena qualcuno -la limpida mano nell’atto radiale, di darsi.
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